12.5.18

Una questione di spigoli

Sto guardando lontano, colta dalla voglia di far confluire tutta la mia attenzione in un punto ben preciso, liberando la mente così da tutto il resto.

- Che cosa fai qui?
- Certo che come sai arrivare tu, nessuno mai…
- Lo prendo come un complimento.

E si siede anche lui, con le gambe penzoloni, sulla terrazza di questo palazzo altissimo.

È quasi ora, il cielo sta cambiando colore.
- Sto aspettando - dico piano, più che altro a me stessa.
- Mi sembra un bel modo di aspettare. Da qui tutto è così piccolo. Divertente il casino che riusciamo a fare noi uomini là sotto.
- Lo trovi divertente?
- Da qui le persone sembrano tutte uguali, piccole figure che corrono di qua e di là. Invece, da vicino uguali non sono affatto. Nemmeno un po’.
- È quella la cosa divertente?

L’aria è già cambiata, è più fredda. Il cielo invece, sembra avvampare e tra poco qualcuno soffierà sulle nuvole per spegnerle. La notte non vuole attendere troppo stasera.

 - È divertente scoprire perché le persone riescono a incastrarsi così bene, quando in realtà sono così diverse.

È sempre bello sentirlo rispondere, penso.

- Sarà una questione di spigoli - dico di colpo.
- Di spigoli? - e si fa più vicino.
- Sì di angoli, di punti dove non puoi vedere dall’altra parte.
- Attratti dal mistero, dici?
- No, da quello che è meglio non vedere nell’altro. Vogliamo vedere solo quello che ci va e magari provare a correggere il resto.

L’ho trovato un punto da fissare. Sono due persone che gesticolano. In realtà mi sembra di capire addirittura cosa si stanno dicendo. Lei deve essere proprio arrabbiata. Furiosa direi. Lui ha appena schivato un suo mezzo ceffone. Devo dire che ha una prontezza invidiabile. Voglio vedere come va a finire.

- È un gran bell’inganno quello lì - dice lui e mi guarda, è quasi notte.
- Siamo sempre in mezzo a qualche inganno.
- Direi di sì.
- Sai che se c’è una cosa che proprio detesto, sono gli spigoli?
Lui scoppia a ridere.

I due là sotto, intanto, hanno l’aria di volersi far male a vicenda, va peggio di prima. La gente passa, ma nessuno interviene. Forse lui ha visibilmente l’aspetto di uno che sa cosa sta facendo. Lei anche, ma non troppo. Gesticolano molto. Lei a tratti gli sta a distanza di sicurezza.
E ad un certo punto l’inaspettato. Lui riesce ad afferrarla per le braccia. Io vado in apnea. E la bacia. La bacia, sì. Così, come se niente fosse. Lei colta alla sprovvista, quasi cade all’indietro e si aggrappa alla sua giacca per non cadere. Penso, adesso lei si divincolerà? Invece niente. Gli pesterà un piede? Niente. Lo morderà? Nada. Lo bacia anche lei. Dopo tutto quel casino, lo bacia anche lei. Certo che noi donne siamo proprio un bel rebus. Ricomincio a respirare.

La notte ha invaso tutto e all’improvviso è così bella.

- Preferisco sempre vedere dall’altra parte - dico e intanto penso al fatto che lui è ancora qui.
- Non è sempre possibile.
- Bisognerebbe provarci almeno.
Mi osserva silenzioso. Nel buio, adesso, lo guardo anch’io. È interessante vedere le persone nel buio. Sono diverse da come sono in piena luce.

- A volte sei uno spigolo unico - dice con la sua voce calma e un mezzo sorriso - a volte un bell’orizzonte aperto, come quello là.

Guardo lontano oltre le case, le vie, la gente che cammina, quei due che ancora si stringono, i fari delle auto che folleggiano in un continuo incontro di strade e di altre auto dirette non si sa dove, le nuvole piene di vento e di desiderio che incantano la luna e lo vedo, eccolo, un confine pulito, tra i campi e il cielo blu scuro.

Foto: Graffito di TVBOY (street artist) "Amor populi" nel centro di Roma (ora già rimosso). Matteo Salvini e Luigi Di Maio che si baciano.


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