5.5.18

La parte meno importante

La forma è un insieme di parametri in grado di determinare un preciso aspetto. Ogni cosa può essere caratterizzata esteriormente e dunque descritta con una forma.
 
Un meccanismo semplice. Basta mettere insieme le evidenze. Una cosa lineare. Pulita.
Eppure, riflettendo un attimo, tutte le cose semplici hanno alle spalle stratificazioni di complessità risolte. Non è un percorso lineare come sembra, è un percorso dinamico, pieno di curve risolutive, la semplicità.

"La semplicità non è altro che una complessità risolta" affermava lo scultore Constantin Brancusi.

Mi piace pensare al fatto (in realtà è una cosa che faccio da sempre) che non solo le cose possono essere definite con una forma. Anche i paesaggi, le persone, le emozioni, gli aggettivi o i sostantivi e molto altro ancora.
Una forma, una sola forma, ma che può cambiare. Non come per le cose, che ne hanno una e basta. Sembra un gioco, sulla parte meno importante ed esteriore, in realtà per me è una ricerca per comprendere il mondo.

Oggi scelgo la parola "lentezza". Che forma ha la lentezza?
La cosa più semplice è definirla come qualcosa in grado di rallentare il tempo e di tenerlo in ostaggio per un po'. Quel giusto che basta per vederlo sfinito, arreso e determinato a ristabilire nuove regole, nuovi gradi di attesa. Un tempo torturato. Spesso è lui a torturare me.
Un orologio che inizia a girare al contrario mentre tutti gli altri vanno nella direzione giusta. (Giusta poi, non è mica detto.) Un frenare, con il resto attorno che accelera.

Potrebbe essere un filo, che lega il tempo, che si attorciglia intorno alle lancette, che si annoda intorno al pedale del freno. Un filo teso. Che poi si allenta e tutto riparte veloce.

- Un filo teso. Non male.
- Ma sei pazzo? Mi hai fatto prendere un... non si arriva alle spalle delle persone così!
- Mi piace farlo. Si forse un po' pazzo lo sono.
- Mi ucciderai. Non solo un po', se vogliamo essere precisi.
- Non mi hai sentito perché stavi ascoltando la musica ad un volume altissimo. Non è mia intenzione.
- Lo faccio sempre quando scrivo. E che intenzione hai?
- Lo so. Sorprenderti.
- Lodevole la cosa. Il tuo passatempo è andare in giro a sorprendere le persone?
- No, solo te.
- Non hai detto nulla di speciale. L'avevo appena scritto io. Adesso mi commuovo per il "solo te".
- Stavo leggendo. E tu ti stavi chiedendo che cosa avrei pensato io. Se vuoi te lo ridico.
- Non è vero. Basta una volta, grazie.
- Non mentire. Dai fammi la domanda.
- No...
- Per me oggi è un sentiero lunghissimo, che curva e si inoltra in un bosco di notte, dove la luna, sta scrivendo sugli alberi e tra i rami. Segni di luce che nessuno rivedrà domani.
- Ecco.
- Cosa ecco?
- Ecco. Punto. La lentezza è un sentiero?
- Un filo nel bosco. Un camminare lento, attento e con le mani davanti per ripararsi da ciò che non si è pronti a vedere. Pochi suoni, se non il rumore dei miei passi che si fanno largo tra i rami caduti. Il mio respiro nella testa come dopo una lunga corsa. Il tempo che si insinua nei miei passi, rallentando come rallento io. Nel buio come lo sono io.
- Se adesso sparisci, ti ammazzo.
- Detta così ha poco senso. Comunque apprezzo la passione. Vieni anche tu nel bosco. Vedi però di non farmi fuori.
- Mi perdo di giorno, figurarsi di notte in un bosco. Spiritoso, non in quell'ordine.
- Devi solo seguire il sentiero, il filo e rallentare il passo. Ti verrò a prendere. Domani la lentezza sarà qualcosa di diverso.
- Chissà cosa sarà domani. Non mi farò trovare.
- Magari un pennino che striscia sulla carta e disegna onde nere, maree, lettere sconosciute. Un filo d'inchiostro. Ti troverò lo stesso.
- Un filo d'inchiostro è proprio bello. Mi nasconderò nel buio.
- Ti so distinguere anche al buio.

Lo fisso e lui fissa me, come fa sempre, portando via tutto il resto attorno.
Riprendo a scrivere, mentre lui se ne va.
E ci risiamo.


"Abbraccio" di Paul Klee




1 commento:

Stefano Budicin ha detto...

Ti leggo da ieri sera e sono affascinato. Un saluto da Merenernellanotte. :)