7.4.18

Le risposte che non ho

I bambini sanno domandare con semplicità. Senza troppi giri di parole. Ti chiedono una, cento, mille volte finché ad un certo punto comprendono. Sanno attendere in un modo tutto loro.
Le domande arrivano in un momento ben preciso del loro tempo e inaspettato nel nostro mondo adulto. Si incastonano dentro alle emozioni e quando in loro tornano, sono come richiamate.

Noi adulti che siamo così attenti a non dare peso, a non disturbare, a non essere invadenti, a non domandare quasi mai, a fraintendere piuttosto che vedere il bene, a costruire muri, la loro naturalezza è travolgente.

Con Viola, mia figlia, abbiamo rivisto un film di animazione, una storia avventurosa, dove ad un certo punto uno dei personaggi rivela la sua tristezza, e il motivo per cui sente di essere così diverso da tutti gli altri. Si sente in colpa, in colpa per aver procurato la morte di sua nonna. In realtà ha solo nella sua gioia di bambino richiamato e attirato l'attenzione, provocando così la localizzazione del loro nascondiglio. Lei muore per salvare lui.
Dopo poco Viola mi avverte di essere stanca e che non ha più voglia di vedere il film. Peccato perché la fine le avrebbe fornito molte risposte.

"Andiamo a dormire allora" le dico. Il suo viso è mogio. Saliamo in mansarda e corre a lavare i dentini. La osservo un attimo e decido di cambiare discorso. "Come va la lingua?", oggi è caduta morsicandosi la lingua. "Così così" mi fa. "Vedrai che domani mattina è passato tutto" e l'accarezzo. Mi guarda dallo specchio. "C'era tanto sangue" afferma. "E si, te la sei proprio morsicata per benino!". "Come su Gesù, con la coroncina", dice seria. Ho un attimo di sbandamento. Il collegamento che ha fatto è lontanissimo, ma cerco di seguirlo. "Gesù ha sofferto tanto, ma poi è resuscitato, è tornato." dico di colpo. "E si" mentre mette via lo spazzolino. "E la nonna? La nonna non torna?" E le scendono due lacrime nettissime. Le guardo e inizio ad affogare. Mi viene un groppone alla gola. Divento minuscola perdendo tutte le parole.

La abbraccio forte per un po' e in un sussurro di voce le dico che non torna. Non può tornare.
Ma lei c'è sempre accanto a noi, c'è tutte le volte che la pensiamo. Chiudo gli occhi.
C'è quando passiamo per strada e vediamo un alberello pieno di fiori rosa, come il suo nome. E c'è quando siamo dal nonno e lui ci prepara le patatine fritte come faceva lei. E quando indossi quel piccolo grembiulino, che ti ha cucito lei, per giocare con la tua cucina. Le mie mani che te lo legano alla vita sono le sue. Viola ricambia il mio abbraccio e ci stringiamo forte.

Non ho altre risposte Viola. Non ne ho. Posso solo creare una risposta per te. Dirti che da questo "non tornare" impareremo nuove cose e diventeremo più forti.
Finché sarai tu a darti delle risposte e io ad ascoltarti.

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