13.3.18

Rivoglio la neve

La luce negli occhi di questi giorni, è accecante. Già dalla mattina è intensa e per me feroce. Le vetrate della sala restituiscono un cielo sereno e luminoso. Rivoglio la neve. Mi manca. E la vorrei ancora qui.
Non è da me. Estiva, calda e piena di sole è la giornata che mi è sempre piaciuto indossare. Stavolta no. Nella mente mi ritraggo alla luce. Al caldo. Voglio sentire il freddo sul viso e sulle mani. Vedo i miei passi cercare l'ombra, arretrare e voler scappare.
Desidero la neve. La rivoglio dappertutto. Neve che scrive in bianco e le sue mani non le puoi vedere. Scrive ovunque, scrive per te. La rivoglio tra le mani. Fredda e poi solo acqua che cade. La tocchi e già scompare. Qualche secondo appena con lei. La vedo ancora sui tetti e fragile sulla strada. Cadere incantevole. La neve.
Lei che accarezza ed entra negli occhi. Ti fermi a guardarla. Non puoi non farlo. E i suoi occhi dappertutto sono i tuoi. La pensi. Quell'abbraccio lo hai sentito davvero e ti ha fatto svegliare. Neve. La neve di marzo. La mia è una preghiera. Ti prego restituiscimi la neve. Sposta la Primavera. Che si fermi il mondo. Sovrastato e arreso per la neve.

"E bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di grande purezza. Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell'inverno. Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia. Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve. È sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo. Si muta in acqua. Dunque è una musica. In primavera trasforma fiumi e torrenti in sinfonie di note bianche."

Dall'incantevole libro "Neve" di Maxence Fermine
"E si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve"

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