26.2.18

Dopo tanto silenzio

"Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici,
e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.
 Pensa che un albero canta e ride.

Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi
come usignoli pronti a morire."
TU NON SAI Alda Merini



Com'è difficile tornare a scrivere qui dopo tanto tempo. Mi lascio cullare delle parole di Alda Merini. Gli alberi camminano. Un albero canta e ride. Un crepaccio. E poi diventa vita.

Mi chiedo come si sentono gli alberi sotto la pioggia di notte. Tipo questa. Mi chiedo se si abbracciano sotto terra, in quel modo invisibile e buio, se hanno freddo e se attendono con il cuore agitato o calmo, l'arrivo della luce. Non può che giungere, mi dico, eppure in quell'attraversare la notte non lo si può sapere, magari non avrò più occhi per vedere la luce. O in questo modo la luce. 
C'è chi muore in treno tornando da un viaggio per salutare la nascita di una nipote. Chi muore in un ospedale dove la condanna non ha più parole per fare alcun bene. Chi se ne va da sola, mentre provano a staccare le macchine.

La neve, si parla di neve. Bianca. Che ferma tutto. Questa neve di fine febbraio è caduta anche qui. E ora Roma. Si bloccava anche Milano per dieci centimetri di neve. Che noia questo accanirsi su Roma. Ricordo una notte di rientro. La metropolitana ferma, poi l'autobus doppio che non poteva circolare. Il cambio di strada e di percorso e le ore che passavano. La camminata sotto la neve che proprio in quel momento cadeva più intensa. Era bella quella neve. Ricordo le continue telefonate di mio padre. No, non venire a prendermi. Torno da sola. Non prendere la macchina. Non sono sola. Non manca molto e non sapevo nemmeno dov'ero.

Non faceva freddo. Non avevo più fame. Era quasi mezzanotte. La città già non si riconosceva più. Molto era sparito. La neve fresca sotto i piedi. Le prime impronte, le nostre, di chi ancora doveva rincasare. E il silenzio. Quel silenzio strano con dentro i passi nella neve e il respiro ben visibile. 

Anche gli alberi camminano o diventano sogni scrive Merini. Anche gli alberi. Invece le persone spesso non camminano affatto e sono solo silenzio. C'è il tempo che corre troppo veloce di mezzo. Gli impegni e le parole si perdono. Forse non sono mai esistite. Anche se lo vorrei. Gli alberi bianchi intenti a svanire in quel colore di fondo. Nessuna consistenza. Eppure io la vedo. Io li vedo gli alberi. E ci vedo dentro i violini. Ci vedo gli abbracci nelle radici nascoste. Sono connessioni segrete. Corrispondenze.

Sono tornata, tra gli alberi e nella neve. Sono tornata adesso, in questa notte.


1 commento:

Stefano Budicin ha detto...

Attanagliato alla tua splendida perizia evocativa.